di Thomas Gargano Pistoia. Una città in lacrime ha dato il suo ultimo saluto a Marco Vettori. A dimostrazione dell'affetto, della stima e del rispetto di cui godeva, la Sala maggiore del Comune era davvero colma di persone. Tantissima gente, così tanta che in molti hanno preferito aspettare fuori, al freddo e sotto la pioggia, riscaldati però dalle note che hanno accompagnato l'arrivo del feretro. Unica nota stonata, la sirena dello stabilimento AnsaldoBreda che non ha suonato per ricordare il suo ex dipendente, Marco Vettori: “La sirena – si è giustificata la direzione – è stata tradizionalmente utilizzata esclusivamente in occasione di decessi di dipendenti in forza e/o avvenuti all'interno dello stabilimento”. Era meglio se insieme alla sirena taceva anche l'azienda per la quale Vettori ha dato la vita. La banda che era presente in omaggio a Vettori, ha infatti intonato una serie di canti tipici della tradizione comunista e partigiana: l'Internazionale socialista in primis, seguita da Bandiera rossa, Bella ciao e Fischia il vento. Piazza del Duomo questo pomeriggio aveva un aspetto quasi surreale; si respirava un' aria strana, con tante bandiere rosse e tute blu e poca voglia di parlare, di raccontare. Eppure non era un'atmosfera nostalgica, retorica, senza senso, come spesso accade quando si commemora qualcuno. Negli sguardi della gente, degli operai e dei compagni di partito, il dolore era sincero, vero ma composto. Tutta unita, per una volta, la sinistra pistoiese era presente al completo per ricordare l'amico di una vita. Come accade spesso per i grandi personaggi, a ricordarlo c'erano anche gli “avversari”, quelli che lo hanno combattuto politicamente, ma che hanno riconosciuto nella sua figura le straordinarie qualità di cui si faceva portatore. “Un esempio per tutti, un punto di riferimento imprescindibile per gli operai che come lui sono stati esposti al terribile amianto – ha detto Stefano Gargini, amico di sempre, che non è riuscito a trattenere l'emozione – E' un onore per me ricordare Marco una persona che è riuscita nella sua vita a coniugare la libertà di pensiero al bene comune”. Davanti a Palazzo di Giano c'erano anche tanti giovani operai della Breda, appartenenti ad un'altra generazione. Forse non hanno mai conosciuto personalmente Marco, ma sicuramente ne hanno sentito parlare in fabbrica, e con la loro presenza hanno voluto dimostrare il rispetto e la gratitudine verso chi la propria vita l'ha dedicata agli altri in generale e a loro in particolare, battendosi per un posto di lavoro più sicuro, più sano, più dignitoso. Al termine del ricordo, il feretro ha attraversato per l'ultima volta, tra gli applausi, il grande salone della Sala maggiore, per arrivare nuovamente in piazza Duomo; lì, per davvero, l'ultimo saluto di una città che deve molto a Marco Vettori. Tra la gente, c'è una persona anziana che al passaggio del feretro ha cominciato a cantare Bella ciao con gli occhi lucidi, il pugno alzato, e la nostalgia di chi, come Marco, ha creduto in qualcosa, e per quella cosa si è battuto. “Gli operai comunisti sanno sempre emozionarsi perché in ogni cosa che fanno, come sempre, ci mettono il cuore- ha detto Stefano Gargini nel suo ricordo”; sono parole che Marco Vettori aveva scritto l'8 dicembre scorso. A giudicare dall'emozione che c'era tra tutti i presenti, di cuore, i cittadini, gli operai, le persone comuni, ne hanno messo davvero tanto per ricordare Marco Vettori.