Nel momento in cui si inizia finalmente un percorso di confronto tra cittadini ed amministrazione sul destino dell’area designata a Business Park ( non esiste e non e’ mai esistito un no a prescindere), il nervosismo affiorato in alcuni ambienti denota che probabili “interessi speculativi”, in questa circostanza, vengono messi in discussione. E’ vero che l’industria serve e determina occupazione, ma è altrettanto vero che le risorse che consuma (aria, acqua, suolo) non sono pagate a così caro prezzo come si vuol far credere. In realtà sono i cittadini, la collettività “gli inconsapevoli bambini”, che pagano il prezzo più alto in termini di salute, malattie respiratorie, tumori, rischi e danni ambientali di ogni genere. Le imprese di contro, molto spesso eludono controlli e il rispetto delle regole esistenti (vedi Ilva di Taranto, Cafaro di Brescia). L’agricoltura pistoiese, che da sola rappresenta il 30% del valore aggiunto agricolo toscano, da sempre ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo economico e sociale del territorio di riferimento. Gli aiuti e gli sgravi di cui ha beneficiato, presenti in tutta Europa, hanno determinato il “benessere dell’ambiente” in cui viviamo che, diversamente, sarebbe stato abbandonato al suo destino. La manutenzione poderale condotta dagli agricoltori a costo “zero” rappresenta l’unica valida difesa del territorio e dell’equilibrio idrogeologico. Se volete dare il vostro contributo ad uno sviluppo armonico e sostenibile del nostro territorio, iniziate a pensare come “recuperare” le strutture produttive abbandonate senza costruirne di nuove. Siamo sicuri che l’occupazione promessa non si trasformerà in disoccupazione alla prima vera o presunta difficoltà! Non si assisterà mica al trasferimento della produzione in luoghi dove si fa più profitto? Non si lasceranno sul territorio delle cattedrali in cemento armato inutilizzabili, come in troppi casi già avvenuti sino ad oggi? Siamo in grado di recuperare poi il terreno distrutto al suo originario utilizzo? A fronte di qualche decina di nuovi posti di lavoro promessi, si mettono a repentaglio i 250 già operanti nell’area grazie alle attività agricole esistenti: ricordiamoci che il settore agricolo, in questi anni di crisi, è l’unico che non ha perso occupazione, anzi, ne ha incrementato il numero. Come voi dite nella vostra nota “sta alla politica gestire il consenso, noi gestiamo imprese”. Noi riteniamo che gestire correttamente un’impresa inizia dalla previsione della sua collocazione su terreni idonei. Siete sicuri che il territorio designato a Business Park abbia queste caratteristiche? La storia degli eventi che si sono verificati negli ultimi decenni indubbiamente porta a forti dubbi. Negli ultimi 40 anni i due torrenti che scorrono nel territorio pesciatino sono stati interessati da oltre 100 interventi urgenti causati dalla fragilità degli argini. Come dimenticare le alluvioni del 1990 e 1999 che hanno portato allagamenti e danni alle costruzioni ed alle attività collocate nella zona. In questo paese da sempre si è costruito senza programmazione adeguata e con poco criterio, apportando danni (umani, economici ed ambientali) ben superiori ai benefici ricevuti. Anche a noi stanno molto a cuore la parole di Nanni Moretti e visti gli errori fatti, con amarezza, diciamo: vogliamo continuare a farci del male! Gli abitanti del Business Park