Written by Michele Galardini PISTOIA – Hanno un volto e un nome i tre cittadini di nazionalità albanese che il 28 dicembre 2012 hanno derubato e assassinato il parroco di Tizzana, don Mario Del Becaro, dentro la sua canonica. Per due di loro, Bledar Haxhillari e Kraja Fation, residenti rispettivamente a Prato e a Montemurlo, stamani all'alba sono scattate le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip dott. Roberto Tredici durante un'operazione congiunta che ha visto la partecipazione dei militari del nucleo investigativo del reparto operativo di Pistoia, della compagnia di Pistoia e del Ros – Reparto crimini violenti di Roma, coadiuvati da un elicottero del nucleo di Pisa, da unità cinofile di Firenze e dalla compagnia di Prato. Contemporaneamente, in territorio albanese, grazie alla collaborazione serrata con la direzione centrale per i crimini violenti di Tirana, è stato arrestato un terzo complice, Gazmor Haxhillari, fratello di Bledar, già noto alle forze dell'ordine in quanto membro della “banda del machete” con la quale compì fra il 1999 e il 2000 cinque rapine ai danni di altrettante coppiette sulle colline pratesi che gli valsero una condanna per furto e tentato omicidio. L'accusa, per tutti e tre, è di furto e di omicidio preterintenzionale. Per ricostruire la vicenda è necessario fare un passo indietro rispetto a quel venerdì, che di santo aveva ben poco, quando il cosiddetto “basista”, ovvero Bledar, con una scusa si era fatto accompagnare dentro la chiesa dallo stesso don Mario, aprendo così la strada in puro stile troiano ai due complici, il cui compito era di trafugare la cassetta di sicurezza che il parrocco teneva al piano terra. L'antefatto. E' necessario fare un salto indietro di un mese, quando don Mario, figura nota in paese per la sua generosità anche nei confronti di soggetti borderline, denuncia ai carabinieri un tentativo di estorsione nei suoi confronti ad opera di un giovane “sinti” domiciliato nel campo nomadi di Prato che però da qualche tempo veniva ospitato nella canonica. Il 18 dicembre, 10 giorni prima dell'omicidio, all'ennesima richiesta di soldi non soddisfatta, il giovane rompe un vetro della porta d'ingresso della canonica e tenta di introdursi all'interno, venendo però colto in flagrante dai carabinieri che lo arrestano con l'accusa di estorsione. La preparazione. E' lui il filo che lega questa vicenda all'efferato omicidio, essendo il fratellastro della compagna di Bledar. La vendetta però non c'entra, come capirete tra poco, si tratta solo di un collegamento che sottolinea lo stato di indigenza diffusa che stava pericolosamente emergendo intorno alla parrocchia di don Mario. Pochi giorni dopo l'arresto del giovane, Bledar si presenta dal parroco fornendo false generalità (come si è scoperto dalle rilevazioni ambientali recuperate da alcune microspie) e, fingendo accordi precedentemente presi, si fa accompagnare dentro la canonica per studiare il luogo e carpire informazioni utili per la commissione del reato. Il giorno dell'omicidio Bledar si presenta dal parroco e con un pretesto lo convince ad accompagnarlo alla fermata dell'autobus per Prato, permettendo così ai due complici di introdursi all'interno per trafugare in tutta tranquillità la cassetta di sicurezza nella quale, si scoprirà successivamente, sono presenti solo poche centinaia di euro e non le cifre ben più alte che si vociferava fossero in possesso di don Mario. Quello che i due non si aspettano è che il parroco rientri prima del previsto assieme ad un altro frequentatore abituale della parrocchia, col quale consuma tranquillamente la cena, con la tv accesa su “Walker texas ranger”, senza sospettare che al piano di sopra si siano nascosti due ladri, pronti a compiere il loro dovere. L'omicidio. Quando don Mario sale le scale per prendere qualcosa, scatta la violenza, probabilmente amplificata dalla frustrazione dei ladri nel non esser riusciti a terminare il lavoro in tempo. Il parroco viene prima immobilizzato con vestiti e lacci di tessuto e poi percosso molto violentemente con calci e pugni che gli procurano diverse contusioni alle costole, oltre al pezzo di nastro isolante che gli impedisce di parlare e che, alla fine, sarà la causa principale della sua morte, avvenuta per asfissia. Due dei malfattori si erano poi allontanati con la Fiat Punto della vittima, ritrovata una decina di giorni dopo in via del Purgatorio a Prato, nelle vicinanza del parco verde. <