di Marzio Dolfi PISTOIA – Il primo atto è stato oggi: il cuore dell'ospedale San Jacopo ha cominciato a battere. Sabato 20 prenderà definitivamente forma, quando l'ultimo ricoverato del Ceppo sarà trasferito nei suoi nuovissimi reparti, con una maxi operazione notturna che mobiliterà in pratica tutta la città. Stasera però il nuovo ospedale ha fatto conoscenza con la gente. Tanta gente. E non solo addetti ai lavori, che naturalmente non mancavano. Con infermieri, medici, personale dell'Usl c'erano anche i lavoratori dei servizi di distribuzione e delle pulizie, che nel trasferimento temevano di lasciare qualche decina di posti di lavoro. Erano pronti alla protesta, che è stata però disinnescata dalla assicurazione che non ci saranno tagli: lo ha detto il sindaco Samuele Bertinelli; lo ha ribadito l'assessore regionale Luigi Marroni: “il nostro impegno è quello di non perdere nessun posto di lavoro e oggi deve essere solo un giorno di festa”. E festa è stata. Grande, ampia, convinta, condivisa. Nei discorsi di tutti (che è difficile definire “di rito”) è emersa la grande opportunità che Pistoia si gioca in tema di salute. “Occasione storica” è un termine che è rimbalzato negli interventi, come l'orgoglio di avere a disposizione una struttura bella, moderna, tecnologica, in grado di ridisegnare il sistema stesso dell'assistenza. Singolare la curiosità ricordata dal dottor Rino Agostiniani: “il 21 luglio sono nato all'ospedaloe del Ceppo – ha detto – e il 21 luglio inaugurerò il nuovo reparto del San Jacopo”. Il dottor Agostiniani dirige – e non poteva che essere così! – l'Area marterna infantile.Quasi insomma una nuova nascita. Anche per il sindaco Samuele Bertinelli questa inaugurazione rappresenta “un nuovo inizio”: come San Jacopo, patrono di Pistoia, è la metafora del cammino, questo ospedale “rappresenta il nostro pellegrinaggio verso il futuro, con la consapevolezza dell'orgoglio che questa città e il nostro territorio hanno”. Il sindaco ha ricordato in proposito il futuro parco urbano di 27 ettari destinato a nascere attorno all'ospedale, auspicando che divenga per il vivaismo pistoiese una gara per arricchirlo. Anche per Enrico Rossi l'ospedale San Jacopo è un simbolo: porta con sé tutto lo spirito su cui punta la sanità toscana: l'essere convintamente pubblica, ma con alla base “qualità, efficienza, efficacia e contenimento dei costi. Portando le cure vicine al cittadino e acquisendo le migliori pratiche del mondo e applicandole in Toscana. E' una conquista – ha aggiunto Rossi – da cui non intendiamo tornare indietro. E oggi mettiamo un nuovo mattone a questo edificio”. E sono già pronti per il varo (a partire dall'autunno prossimo) gli altri tre ospedali “gemelli” di Prato, Lucca e Massa, che apriranno in questa successione. Dopo la benedizione del Vescovo, Monsignor Mansueto Bianchi e il taglio ufficiale del nastro, che è avvenuto allo scoccare delle ore 17, è arrivato il momento dell'”invasione” dei nuovi reparti, dove la gente (tanti con la divisa delle associazioni volontarie, tanti giovani, ma anche famiglie, nonni, nipoti…) è stata accolta dai sanitari (medici, infermieri, tecnici, fisioterapisti, amministrativi…) che erano lì per spiegare le tante novità del “loro” ospedale. La sensazione che si avverte subito al di là delle grandi porte a vetri è quella dei grandi spazi, con banconi, box vetrati, funzionali e colorati: un ospedale insomma a misura d'uomo e in grado di “accogliere” il paziente. Poi le scale mobili, il grande androne centrale: e ancora spazi e colori. E l'idea di una grande funzionalità che trasmette sicurezza e tranquillità. Con un nugolo di autorità seguiamo una mini-visita alle strutture. E conosciamo qualche “segreto”. I 400 letti dei reparti garantiscno il massimo comfort, frutto di evoluzione tecica e materiali all'avanguardia: l'estetica la fa ancora da padrona ma la funzionalità viaggia insieme. Ci dicono che un telecomando li mette a disposizione del ricoverato, che può “guidarli” e che sono anticaduta: possono abbassarsi fino a 40 centimetri, diventando ideali per persone anziane e panzienti con problemi particolari. Uno dei fiori all'occhiello, nell'ala est del piano terreno, è il pronto soccorso: qui le innovazioni si moltiplicano, già a partire dall'ingresso dove sono stati introdotti percorsi separati per casi diversi di emergenze. Impianti all'avanguardia garantiranno il minimo della permanenza in questo settore-chiave dell'ospedale. Insomma il vecchio Ceppo di fronte a questo solo reparto potrebbe… impallidire. Al secondo piano, lato sud, l'altro “gioiello” del nosocomio: il blocco operatorio. Schermi, monitor, collegamenti in rete, connessione web, telecamere ambientali. Delle 13 sale operatorie, 9 saranno riservate all'attività ordinaria, 3 agli interventi in “Day Surgery” ed una alle emergenze ostetriche. Qui si respira la tecnologia. A proposito di soluzioni tecnologiche occorre ricordare il vero e proprio scenario futuristico con i “robot” che trasporteranno lungo i corridoi vassoi, biancheria, materassi, strumenti chirurgici: hanno “imparato” il percorso da fare lungo i corridoi e saranno padroni dei 42.000 metri quadrati di superficie del San Jacopo. Cambia in proposito anche il “trasporto leggero”, affidato completamente alla “posta pneumatica”. Lungo tubature ad aria compressa viaggeranno documenti, medicinali, campioni di laboratorio, sacche di sangue… Dalla scorsa settimana funzionano gli ambulatori: per ora gli utenti sono stati mediamente 400 al giorno (curiosi e soddisfatti), a regime saranno oltre 600. Il San Jacopo comincia a incasellare i primi numeri e si prepara al confronto con il via ufficile di sdabato 20. Ma c'è da scommettere che tutto funzionerà a dovere.